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Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello (con una fetta di Victoria Sponge Cake)

3 luglio 2012

“ «E’ successo proprio in questa casa», disse, come recitando una preghiera. Rimanemmo tutti in silenzio, guardandola affabilmente, e lei sussurrò: «Vi prego di scusarmi».

«Certo, in questa casa» disse Constance. «Nella sala da pranzo. Stavamo cenando».

«Una famiglia raccolta intorno al desco per la cena” disse zio Julian, carezzando le parole. «Senza sospettare che sarebbe stata l’ultima».

«Arsenico nello zucchero» disse rapita Mrs. Wright, che ormai aveva perso ogni pudore.

«Io quello zucchero l’ho usato» la redarguì zio Julian agitando il dito. «L’ho usato eccome, sui mirtilli. Per mia fortuna» e qui accennò un sorriso  «è intervenuto il fato. Quel giorno esso ha inesorabilmente guidato alcuni tra le braccia della morte. Alcuni di noi, innocenti e senza alcun sospetto, hanno fatto, senza volerlo, quell’estremo passo verso l’oblio. Altri hanno usato pochissimo zucchero (…). Agnello arrosto con salsa alla menta, fatta con la menta dell’orto di Constance. Patate novelle, piselli, insalata, tutto dell’orto di Constance. Me lo ricordo perfettamente, signora. Rimane una delle mie cene preferite »”

Da Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, 1962, ed.  Adelphi

 Va bene, ammetto che questo post sia all’apparenza un po’ inquietante. Proporre come ispirazione  una cena in cui tutti i commensali vengono assassinati con dello zucchero all’arsenico non è proprio il massimo. Tuttavia Shirley Jackson è un’autrice di cui in Italia non si parla mai molto, malgrado i suoi lavori abbiano ispirato autori horror del calibro di Stephen King. Peraltro Abbiamo sempre vissuto nel castello è particolarmente legato alla preparazione del cibo, dunque mi sembrava terreno fertile per Orpelli e Fornelli.

Shirley Jackson nasce nel 1916 a San Francisco. Moglie e madre, si ritrova ad indossare i panni, per alcuni versi bipolari, della casalinga/scrittrice negli Stati Uniti degli anni ’50. I suoi tre lavori più importanti sono il racconto breve La lotteria (forse uno dei più famosi del XX secolo, pubblicato in Italia da Adelphi ), L’incubo di Hill House (sempre pubblicato da Adelphi) e Abbiamo sempre vissuto nel castello, considerato come il suo prodotto più riuscito. La doppiezza dell’autrice si può evincere dal singolare modo di presentare la paura: sempre soffusa, percorre falde sotterranee per poi affiorare, raggelando, in particolari legati alla quotidianità. L’ordito narrativo è particolare, come fotografare un soggetto con il flash: vengono illuminate alcune zone, che producono però  zone d’ombra nette e spesso insondabili. Shirley Jackson non spiega, non conclude, non giustifica, ma trasmette sensazioni discordanti, fastidiose, letteralmente inquietanti. Il Castello è così: due sorelle, una, Merricatt, cupa, ossessionata, quasi demoniaca, l’altra, Constance, sensibile, delicata e spaventata. Un tragico evento ha ridotto drasticamente il numero dei componenti della famiglia più importante della città, i Blackwood: durante una cena tutti i familiari, all’infuori del sopravvissuto zio Julian, vengono avvelenati da dello zucchero all’arsenico. Viene incolpata e poi prosciolta la sorella Constance che quella cena aveva messo diligentemente in tavola, inimicandosi la comunità locale e costringendo i sopravvissuti ad arroccarsi nell’isolata dimora di famiglia. La Jackson in realtà scrisse il racconto in un periodo di psicosi piuttosto forte, in cui si sentiva perseguitata dai cittadini della piccola comunità di North Bennington dove risiedeva. Questa fobia sfociò tuttavia in spirito creativo, come scrisse in una lettera al poeta Howard Nemerov “…I have always loved to use fear, to take it and comprehend it and make it work and consolidate a situation where I was afraid and take it whole and work from these…I delight in what I fear. The ‘Castle’ is not about two women…it is about my being afraid and afraid to say so, so much afraid that a name in a book can turn me inside out.”

I diritti per il film sono stati acquistati da Michael Douglas, e rumors dicono anche che Rachel Mc Adams (Mean girls, 2 single a nozze, Midnight in Paris, Sherlock Holmes) sia in lizza per entrare nel cast. Il progetto tuttavia non sembra in stato avanzato al momento.

 La ricetta a cui ho pensato è una Victoria Sponge Cake, tipicamente anglosassone,  alla panna e.. mirtilli. Pur essendo secondo me piuttosto adatta al periodo estivo, premetto tuttavia che all’assagio era un po’  troppo asciutta. Dunque ora mi trovo costretta (eheh) ad aumentare le dosi del ripieno! I mirtilli (e la relativa marmellata) possono essere sostituiti con lamponi, more, fragole, ribes, pesche o albicocche.

Cambiando argomento per un attimo.. Sul canale satellitare Discovery Travel&Living ho visto per la prima volta (sono un po’ indietro) il programma Banchetti da Incubo (il titolo secondo me non è tradotto adeguatamente), in cui il famosissimo chef Heston Blumenthal si cimenta in realizzazioni stravagantissime e ASSOLUTAMENTE DA ORPELLI E FORNELLI, quanto meno nello spirito (nel cibo mica tanto, perché la sua è una cucina che manipola le consistenze con una serie di aggeggi che io non potrei mai permettermi, a meno che non aprissi un istituto di ricerca molecolare): un film, un libro, un’epoca storica ispirano i suoi banchetti a tema. Delle volte il risultato è un po’ kitsch, ma chi non vorrebbe avere nel proprio soggiorno una carta da parati leccabile identica a quella realizzata da Willy Wonka ne La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl?!

Victoria Sponge Cake alla Panna e Mirtilli

Ingredienti per la torta

200 g di farina 00

25 g di maizena

225 g di burro

225 g di zucchero di canna

4 uova

Una bustina di vanillina

Una bustina di lievito per dolci

15 ml di latte

Ingredienti per il ripieno e la decorazione

160 gr di marmellata di mirtilli

125 gr di mirtilli

250 ml di panna fresca

Foglioline di menta qb

Procuratevi due tortiere da 21 cm di diametro, oppure una tortiera sola sufficientemente alta, utilizzando lo stesso metodo della Torta alle Carote di Peter Coniglio (ossia tagliandone a metà una unica). Meglio se a cerchio apribile, sennò vanno bene quelle classiche imburrate ed infarinate. La base potete tranquillamente prepararla la sera prima, assemblando e finalizzando la torta all’ultimo.

Preocedete con l’impasto: il burro deve essere morbido, poiché dovrete lavorarlo con lo zucchero di canna, unendo successivamente un uovo alla volta,  la farina con la vanillina,  la maizena e il lievito ed infine il latte. L’impasto può essere versato nelle tortiere che andranno sistemate nel forno preriscaldato a 180° per 35 minuti (metodo stecchino pulito). Sfornate, lasciate raffreddare e sformate.

Poco prima di servire assemblate la torta: adagiate su un piatto ampio la prima torta e cospargetela di marmellata di mirtilli  abbondando se i 160 gr vi sembrano pochi (di questo gusto preferisco la Vis, che però non so quanto sia distribuita al centro e al sud). Montate la panna e per 2/3 spatolatela sopra la marmellata (magari esagerando al centro e tralasciando i bordi, di modo che non fuoriesca una volta apposto il secondo disco). Cospargete di mirtilli  (tenendovene qua

3 commenti leave one →
  1. mariagrazia permalink
    6 luglio 2012 13:25

    sempre notevole il tutto….presentazione citazione ricetta….mi pare un pò pesante, ma per puro spirito di sacrificio la proverò

  2. cesare permalink
    1 agosto 2012 20:39

    Divertentissimo e molto creativo il modo.di interpretare le ricette

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